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ricordi?

di Caterina Bartoletti  

con Clio Abbate e Giovanni Dispenza  

regia Giovanni Dispenza

Teatro dell'Argine

«Caro papà, ti scrivo perché mi dicevi sempre che lo scritto rimane. Caro papà, voglio fare un gioco: voglio vedere il mondo come lo vedi tu, voglio fare le stesse cose che fai tu adesso, voglio viaggiare con la mente come viaggi tu. Voglio starti vicino. E voglio anche accompagnarti in viaggi che una volta abbiamo fatto insieme… ricordi? Insieme possiamo farlo. Firmato… tua figlia».

Un viaggio tra il fantastico e l’epico, pieno di leggerezza e poesia, che vede protagonisti un padre che ha perso la memoria, sua figlia e i ricordi di una vita trascorsa insieme.

 


«Ricordi? è uno spettacolo che, se lo andate a vedere con la famiglia, potrà farvi provare ciò che è accaduto a noi: la settenne ride a crepapelle, l'undicenne sorride e rimane pensieroso, i due quarantaseienni ridono e piangono molto, senza ritegno. Parlare di senilità, o Alzheimer, ai bambini si può (come si può parlare loro di quasi tutto). E loro, pur ridendo della smemoratezza, capiscono ciò che c'è da capire» (recensione di una spettatrice, mamma e professoressa)

Ricordi? racconta la storia di Marta e del suo papà. Dei piccoli gesti affettuosi e della cura che Marta gli riserva. Dei piccoli gesti affettuosi e della cura che il papà le riservava quando lei era piccola. Dei ricordi di una vita. Dei legami che i ricordi sono capaci di creare. E dei legami ancora più forti che si creano quando i ricordi, lentamente, svaniscono. Perché il papà di Marta ha un problema: fatica a ricordare le cose. Quelle più lontane nel tempo, ma anche quelle più vicine. Il mio papà non ricorda quasi niente. A volte, fa fatica persino a riconoscere chi gli sta intorno. E allora Marta ci prova, ci prova ad aiutare il suo papà a rimettere insieme pezzi di memoria. Ricordi? Marta compie vere e proprie “acrobazie” per aiutare il suo papà a ricordare; perché anche da lì, dalla possibilità di fissare per sempre nella memoria momenti importanti della vita, passa la forza dei sentimenti. Ecco allora come il circo si carica di senso: la fatica degli acrobati parla del contatto fisico e mentale e la giocoleria racconta la confusione del malato. Abbiamo provato a raccontare un tema difficile e doloroso, potenzialmente a rischio di retorica, come quello della perdita progressiva di memoria, attraverso il linguaggio del teatro-circo; un linguaggio che è in grado di rendere evidente la fatica della relazione, ma che insieme può donare leggerezza a un argomento apparentemente ostico e spiacevole.

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